Nuova Riveduta:

Romani 7:7

Il ruolo della legge
Ro 5:20; 3:19-20; 4:15; Ga 3:21-22
Che cosa diremo dunque? La legge è peccato? No di certo! Anzi, io non avrei conosciuto il peccato se non per mezzo della legge; poiché non avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: «Non concupire».

C.E.I.:

Romani 7:7

Che diremo dunque? Che la legge è peccato? No certamente! Però io non ho conosciuto il peccato se non per la legge, né avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare.

Nuova Diodati:

Romani 7:7

Che diremo dunque? Che la legge è peccato? Così non sia; anzi io non avrei conosciuto il peccato, se non mediante la legge; infatti io non avrei conosciuta la concupiscenza, se la legge non avesse detto: «Non concupire».

Riveduta 2020:

Romani 7:7

La legge e il peccato nell'uomo
Che diremo dunque? La legge è peccato? Assolutamente no! Anzi io non avrei conosciuto il peccato, se non per mezzo della legge, poiché io non avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: “Non concupire”.

La Parola è Vita:

Romani 7:7

Che diremo, allora? Che queste leggi di Dio sono sbagliate? No di certo! Al contrario, se non fosse stato per la legge, non mi sarei mai accorto del mio peccato! Ad esempio, se la legge non mi avesse detto: «Non concupire», non avrei mai conosciuto la concupiscenza.

La Parola è Vita
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Riveduta:

Romani 7:7

La legge e il peccato nell'uomo
Che diremo dunque? La legge è essa peccato? Così non sia; anzi io non avrei conosciuto il peccato, se non per mezzo della legge; poiché io non avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non concupire.

Ricciotti:

Romani 7:7

La Legge e il peccato nell'uomo
Che diremo dunque? Che la Legge è peccato? mai no, ma il peccato non l'avrei conosciuto se non era la Legge; giacchè non avrei conosciuto la concupiscenza se la legge non avesse detto «Non desiderare»;

Tintori:

Romani 7:7

La legge, benché santa, provoca delle trasgressioni
Che diremo dunque? La legge è peccato? No, certamente. Ma io non ho conosciuto il peccato se non per mezzo della legge. Infatti non avrei conosciuto la concupiscenza se la legge non avesse detto: Non desiderare.

Martini:

Romani 7:7

Che diremo adunque? La legge è ella un peccato? Mai no. Ma io non ho conosciuto il peccato, se non per mezzo della legge: imperocché io non conosceva la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare.

Diodati:

Romani 7:7

Che diremo adunque? che la legge sia peccato? Così non sia; anzi, io non avrei conosciuto il peccato, se non per la legge; perciocchè io non avrei conosciuta la concupiscenza, se la legge non dicesse: Non concupire.

Commentario abbreviato:

Romani 7:7

Versetti 7-13

Non c'è modo di arrivare alla conoscenza del peccato, necessaria al pentimento e quindi alla pace e al perdono, se non provando i nostri cuori e le nostre vite con la legge. Nel suo caso, l'apostolo non avrebbe conosciuto la peccaminosità dei suoi pensieri, delle sue motivazioni e delle sue azioni, se non attraverso la legge. Quello standard perfetto ha mostrato quanto fossero sbagliati il suo cuore e la sua vita, dimostrando che i suoi peccati erano più numerosi di quanto pensasse prima, ma non conteneva alcuna disposizione di misericordia o di grazia per il suo sollievo. È ignorante della natura umana e della perversità del proprio cuore chi non percepisce in sé la disponibilità a pensare che ci sia qualcosa di desiderabile in ciò che è fuori portata. Possiamo percepire questo nei nostri figli, anche se l'amor proprio ci rende ciechi. Quanto più un cristiano è umile e spirituale, tanto più chiaramente percepirà che l'apostolo descrive il vero credente, dalle sue prime convinzioni di peccato al suo massimo progresso nella grazia, durante questo attuale stato imperfetto. San Paolo un tempo era un fariseo, ignaro della spiritualità della legge, con una certa correttezza di carattere, senza conoscere la sua depravazione interiore. Quando il comandamento giunse alla sua coscienza per mezzo delle convinzioni dello Spirito Santo e vide ciò che richiedeva, trovò la sua mente peccaminosa che vi si opponeva. Sentiva allo stesso tempo il male del peccato, il proprio stato di peccato, l'incapacità di adempiere alla legge e l'essere come un criminale quando viene condannato. Ma anche se il principio malvagio nel cuore umano produce moti peccaminosi, e tanto più cogliendo l'occasione del comandamento, tuttavia la legge è santa, e il comandamento santo, giusto e buono. Non è favorevole al peccato, che insegue nel cuore, scopre e rimprovera nei suoi moti interiori. Nulla è così buono che una natura corrotta e viziosa non lo perverta. Lo stesso calore che ammorbidisce la cera, indurisce l'argilla. Il cibo o la medicina, se assunti in modo sbagliato, possono causare la morte, anche se la loro natura è quella di nutrire o di guarire. La legge può causare la morte a causa della depravazione dell'uomo, ma il peccato è il veleno che porta la morte. Non la legge, ma il peccato scoperto dalla legge, era diventato morte per l'apostolo. La natura rovinosa del peccato e la peccaminosità del cuore umano sono qui chiaramente mostrate.

Riferimenti incrociati:

Romani 7:7

Rom 3:5; 4:1; 6:15
Rom 7:8,11,13; 1Co 15:56
Rom 7:5; 3:20; Sal 19:7-12; 119:96
Rom 7:8; 1Te 4:5
Rom 13:9; Ge 3:6; Eso 20:17; De 5:21; Gios 7:21; 2Sa 11:2; 1Re 21:1-4; Mic 2:2; Mat 5:28; Lu 12:15; At 20:33; Ef 5:3; Col 3:5; 1G 2:15,16

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